L’economia di domani agli Stati Generali: investimenti e obiettivi delle imprese in un clima che cambia.

Decarbonizzata, circolare e rigenerativa: così dovrà essere l’economia di domani. Ma le politiche attuali fanno fatica a stare al passo con i cambiamenti climatici e gli sviluppi tecnologici. Questi gli argomenti sul piatto nella sessione plenaria internazionale della dodicesima edizione degli Stati Generali della Green economy,  dedicata a “Le sfide per imprese e governi in un clima che cambia”, dell’8 novembre. Un’interessante finestra sul mondo, per approfondire gli ultimi trend globali con focus dedicati a Cina, USA, Europa e Italia e alla loro posizione nel processo di transizione ecologica.

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Alla sessione internazionale, accanto a Nicola Lanzetta (Gruppo Enel) e Renato Mazzoncini (A2A), quest’anno è stato invitato anche il nostro AD Francesco Galanzino per intervenire nel panel dal titolo “Diamo energia alla transizione”.  La presenza di Entsorga, come ha commentato Galanzino, testimonia come “oggi ci sia effettiva possibilità di accesso all’energia da parte di tutti”. Una democrazia energetica che fa ben sperare per un futuro davvero più sostenibile.

Ma quali sono gli scenari globali? Le tre grandi economie mondiali – Cina, Usa, Eu – i maggiori emettitori di gas serra, hanno avviato consistenti investimenti e programmi per raggiungere l’obiettivo “net zero”.

La Cina sale al primo posto per gli investimenti per la transizione ecologica (546 miliardi), che rappresentano più della metà di quelli globali. È al primo posto anche nella costruzione di impianti rinnovabili e nella vendita di e-car.

Gli Stati Uniti stanno investendo 140 miliardi di dollari nella transizione green e hanno stanziato oltre 500 miliardi di dollari per la sicurezza energetica e la transizione, in particolare su batterie e rinnovabili, trasporti green e mobilità elettrica, cattura e stoccaggio di carbonio.

L’Unione Europea, che ha già ridotto in media le emissioni del 30%, si candida a essere il primo continente carbon free e, nel 2022, la seconda economia per investimenti nella transizione ecologica con 180 miliardi di dollari.

E l’Italia? Nonostante una performance migliore della media dei Paesi europei, il nostro scenario si discosta dal quadro degli obiettivi definiti a livello europeo. L’Italia è il secondo Paese in Europa per le emissioni di gas serra, dopo la Germania, con 418 milioni di tonnellate di CO2 prodotta. Porta quindi sulle spalle una grande responsabilità. Negli ultimi dieci anni, inoltre, è stato monitorato un rallentamento nella riduzione di queste emissioni e quindi nel processo generale di decarbonizzazione della sua economia, ferma a una riduzione delle emissioni al -20%.

Serve, quindi, una brusca accelerata per plasmare un’economia di domani realmente green. L’obiettivo rimane infatti ambizioso e sfidante: raggiungere nel 2050 il net zero in tutto il mondo. Traguardo che implica per le imprese impegnarsi per la riduzione non solo delle proprie emissioni di carbonio, ma anche delle emissioni indirette, dai fornitori a monte fino ad arrivare agli utenti finali.

La transizione ormai è un imperativo, per un Paese come il nostro difficilmente rimandabile. Viviamo infatti in un hotspot climatico, dove le temperature salgono molto più velocemente della media globale e gli effetti del riscaldamento globale si manifestano con più intensità. Ma siamo anche leader della green economy, con un bagaglio di competenze e tecnologie innovative sopra la media. Ciò rende la strada verso la decarbonizzazione impegnativa, ma anche conveniente.

Ciò è emerso con chiarezza da questa sessione plenaria. La transizione ecologica ormai non solo è necessaria, ma è diventata anche economicamente vantaggiosa, un processo i cui benefici sono superiori ai costi. 

A questo link potete trovare l’intervento di Francesco Galanzino

Qui, invece, il link a tutti i documenti scaricabili dell’evento